Toccatemi tutto, ma non il mio brunch!, si direbbe storpiando il claim di un vecchio spot televisivo. Perché il pasto weekendiero per antonomasia – nato dall’incrocio fra la colazione e il pranzo, e tipicamente servito in tarda mattina, nei paesi anglofoni – vanta ammiratori di ogni età e provenienza (quelli che sui social si etichettano #brunchlovers) e miete proseliti più di ogni altro format conviviale.
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Mutuato dalla cucina anglosassone (dove nacque sul finire del 1800), e glorificato da quella americana (che lo incamerò a partire dagli anni ’30 del secolo scorso), questo modo di pasteggiare a buffet – oggi più spesso proposto placée – deve la sua fortuna a quel mix di sapori dolci e salati, e di cotture e condimenti a contrasto, tanto apprezzato anche in Italia, con menù dedicati e proposte gourmand o soluzioni low cost da nord a sud dello stivale, oltre a un neonato sito di ricette, BuonBrunch.com, che ai così detti “brunch goal” – come li chiamano su Instagram – è dedicato:
«i pasti convenzionali – colazione, pranzo e cena – hanno schemi più o meno precisi (o precisati). E poi c’è il brunch, una formula ibrida che non ha regole fisse se non quella di godersi tutto – lo spicchio di torta e la fetta di carne, il riccio di burro e lo stick di formaggio, la spremuta e il long drink – sullo stesso coloratissimo tavolo», commenta l’ideatore del sito, Luca Fiorini, food blogger e articolista di VanityFair.it.
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«A voler essere romantici, il brunch è il modo più inclusivo di condividere un pasto, perché si possono aggiungere cibi e commensali senza un ordine prestabilito. Più prosaicamente, è l’occasione per godersi la quiete di casa nel fine settimana, contornandosi delle persone giuste e dei “nuovi” piatti del confort, quelli importati dalla cucina a stelle e strisce, come pancake e french toast».
Se è vero che non esiste un vero vademecum – «perché in una domenica sonnacchiosa vale tutto ciò che il frigo e la fantasia ci suggeriscono (ma ricordate il kit di sopravvivenza: uova, burro, pane tostato e succo d’arancia!)» – alcune preparazioni definiscono meglio d’altre questo “mangiare” all’inglese: «frittelle e uova strapazzate o “benedette”, ad esmepio, così come bagel, brwonies, pudding e torte salate, solo per citarne alcune».
Oggi il brunch, «che più che una moda transitoria ha tutta l’aria di un nuovo stile di vita a tavola», si allestisce in infiniti modi – dalle varianti veg al dim sum, la traduzione orientale del pasto di metà mattina, fino al brunch all’italiana, incentrato su tramezzini e crostate, ed il brunchfast, l’edizione “a banco” sdoganata dalla catena statunitense Jack in the Box ed il brinner, ossia il brunch delle 8 pm – ma quelle che vi proponiamo qui sono le ricette base da saper fare a casa, per accomodare i vostri ospiti come in un coffee bar di Tribeca.
Armatevi di frusta a mano, fate sfrigolare il bacon e stappate lo sciroppo d’acero (preferendo le confezioni originali canadesi, in vendita su Amazon). Quindi cliccate nella gallery in alto e allacciate il grembiule, ricordando la versione americana (e brunch-friendly) di un nostro detto più cauto: first brunch then hustle! Vale a dire: “prima il brunch poi il trambusto!”.
Cucinofacile.it