La ricetta degli struffoli da fare a Carnevale
Tutti pensano che siano un piatto di origine napoletana, gli struffoli “con due effe!”, ma nella tradizione dolciaria partenopea, queste palline di pasta fritta gocciolanti di miele e confettini colorati – i “diavulilli”, in gergo locale – arrivano da mari più remoti: quelli greci. O forse andalusi!
Secondo una prima e più accreditata ricostruzione, il loro nome deriverebbe dal termine greco stróngylos (ovvero: “di forma tondeggiante”) e la loro ricetta sarebbe riconducibile a quella dei loukoumádes dell’isola di Cipro, semplici biglie di pasta fritta inumidite in uno sciroppo di zucchero e miele, aromatizzate alla cannella e cosparse di zucchero a velo.
Ma c’è anche chi colloca a sud della penisola Iberica l’origine di questa preparazione, ipotizzandone l’arrivo a Napoli nel corso delle dominazioni spagnole: dalle parti di Còrdoba e Granada si consumano infatti le piñonate, dolcetti tipici del periodo pasquale dalla forma allungata a mo’ di passatello e gli ingredienti pressoché sovrascrivibili a quelli degli struffoli nostrani.
Quale che sia la loro terra originaria, gli struffoli sono oggi popolarissimi in tutto lo stivale, preparati anche a Carnevale e conosciuti coi nomi più disparati, variabili di città in città (a Taranto li chiamano “sannacchiudere”, mentre a Lecce diventano “purcedduzzi”) e di regione in regione (dai “giggeri” sardi alla “cicherchiate” tipiche dell’Abruzzo e del Molise, ma anche di molte zone del Lazio e delle Marche).
Ed è proprio in qualità di classico della tradizione che questo dolce ha trovato spazio in un volume che è un’inno all’italianità delle grandi occasioni a tavola: si tratta de “I Piatti delle Feste” (Gribaudo, 12.66 €), in cui due autrici e cercatrici di sapori – Sonia Sassi e Simona Recanatini – hanno raccolto le preparazioni più care ai nostri connazionali:
«sono ricette di famiglia, prese da amici e colleghi attraverso le donne di casa, vere depositarie delle tradizioni in cucina. E’ un patrimonio troppo grande, quello dei piatti delle feste, per lasciarlo sfumare. E sono sempre di più le preparazioni capaci di oltrepassare i confini (territoriali e temporali) per farsi “cibo di tutti”, tutto l’anno: è il caso della lasagna con ragù alla bolognese come della torta pasqualina genovese, ma anche dei cappelletti e del cotechino con le lenticchie, sdoganati nel periodo invernale e consumati da nord a sud, quasi in ogni regione».
«Gli struffoli fanno parte della nostra tradizione natalizia e carnevalizia, sono facili da fare e necessitano di qualche accorgimento di cui tenere conto. Il primo: la temperatura dell’olio, necessariamente intermedia, per non compromettere la frittura. E il secondo: bilanciamento nella copertura, per evitare gli eccessi di miele». Un consiglio in aggiunta? Lasciare riposare l’impasto prima di calarlo nell’olio, per un risultato più morbido ma sodo al contempo».
Cliccate sulla gallery in alto per scoprire la ricetta di questi dolcetti che sanno di mediterraneo e di buonumore, consumabili tanto per la festa dell’Immacolata quanto in un festoso martedì grasso di coriandoli e corallini colorati: gli struffoli!